Corte di Cassazione, sez. VI Civile, Ordinanza n.11233 del 11/06/2020

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LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA CIVILE

SOTTOSEZIONE 2

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDO Luigi Giovanni – Presidente –

Dott. COSENTINO Antonella – Consigliere –

Dott. GRASSO Giuseppe – Consigliere –

Dott. FALASCHI Milena – Consigliere –

Dott. ABETE Luigi – rel. Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso n. 1786 – 2019 R.G. proposto da:

G.A. – c.f. ***** – elettivamente domiciliato, con indicazione dell’indirizzo di p.e.c., in Vallerano (VT), alla via Don Minzoni, n. 33, presso lo studio dell’avvocato Mara Manfredi che disgiuntamente e congiuntamente all’avvocato Ferdinando Emilio Abbate lo rappresenta e difende giusta procura speciale in calce al ricorso.

RICORRENTE

contro

MINISTERO della GIUSTIZIA, in persona del ministro pro tempore.

INTIMATO avverso il decreto dei 21.5/22.11.2018 della corte d’appello di Roma, udita la relazione all’udienza in camera di consiglio del 22 novembre 2019 del consigliere Dott. Luigi Abete, lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del sostituto procuratore generale Dott. Lucio Capasso, che ha chiesto accogliersi il ricorso per regolamento di competenza e dichiararsi la competenza per territorio della corte d’appello di Roma con ogni conseguente provvedimento, MOTIVI IN FATTO E DIRITTO 1. Con ricorso ai sensi della L. n. 89 del 2001, art. 3 alla corte d’appello di Roma depositato il 28.11.2017 G.A. chiedeva ingiungersi al Ministero della Giustizia il pagamento di un equo indennizzo per l’eccessiva durata del procedimento ex lege “Pinto” definito con decreto del marzo 2016 della corte d’appello di Perugia, innanzi alla quale era stato riassunto a seguito della declaratoria di incompetenza territoriale della corte d’appello di Roma inizialmente adita nel febbraio del 2008.

2. Con decreto n. 52970/2018 la corte d’appello di Roma, in persona del consigliere designato, dichiarava la propria incompetenza ratione soci e la competenza per territorio della corte d’appello di Perugia.

3. Avverso tale decreto G.A. proponeva opposizione ai sensi della L. n. 89 del 2001, art. 5 ter.

Non si costituiva il Ministero della Giustizia.

4. Con decreto dei 21.5/22.11.2018 la corte d’appello di Roma rigettava l’opposizione e, per l’effetto, dichiarava la propria incompetenza per territorio, attesa la competenza ratione loci della corte d’appello di Perugia.

Evidenziava la corte di merito che la L. n. 89 del 2001, art. 3, nel testo in vigore dall’1.1.2016 ed applicabile ratione temporis – “la domanda di equa riparazione si propone con ricorso al presidente della corte d’appello del distretto in cui ha sede il giudice innanzi al quale si è svolto il primo grado del processo presupposto” – è da interpretare nel senso che è competente il giudice del luogo ove il primo grado del procedimento “presupposto” si è sviluppato nel merito.

Evidenziava quindi che era del tutto irrilevante la circostanza per cui il giudizio “presupposto” fosse stato inizialmente incardinato presso la corte d’appello di Roma poi dichiaratasi incompetente.

5. Avverso tale decreto G.A. ha proposto ricorso per regolamento di competenza; ha chiesto dichiararsi la competenza territoriale della corte d’appello di Roma con ogni conseguente statuizione anche in ordine – con distrazione – alle spese.

Il Ministero della Giustizia non ha svolto difese.

Il Pubblico Ministero ha formulato conclusioni scritte.

6. Col ricorso a questa Corte di legittimità l’istante denuncia la violazione e/o falsa applicazione della L. n. 89 del 2001, art. 3 e degli artt. 38 e 50 c.p.c.

Deduce che la decisione impugnata è del tutto illogica e contrastante con i principi di certezza del diritto; che l’interpretazione recepita dalla corte d’appello di Roma lascia privi di tutela i procedimenti “presupposti” conclusisi con una pronuncia di mero rito.

7. Il ricorso per regolamento di competenza va respinto.

E’ sufficiente ribadire l’insegnamento di questa Corte di legittimità di cui all’ordinanza n. 9723/2019.

Ovvero l’insegnamento alla cui stregua “il giudice innanzi al quale si è svolto il primo grado del processo presupposto”, il cui distretto di appartenenza individua il presidente della corte d’appello competente L. n. 89 del 2001, ex art. 3, si identifica con il giudice che ha definito nel merito il primo grado del giudizio “presupposto” (“anche, eventualmente, a seguito di riassunzione per intervenuta dichiarazione di incompetenza del giudice originariamente adito”: così in motivazione ordinanza n. 9723/2019, pag. 3) e non già con quello che ha definito con pronuncia di mero rito una precedente fase del medesimo primo grado.

Va dunque dichiarata la competenza della corte d’appello di Perugia, chè ha definito nel merito il giudizio “presupposto”.

8. Rimette alla corte di Perugia ogni determinazione in ordine alle spese del presente giudizio di legittimità.

9. Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 10, non è soggetto a contributo unificato il giudizio di equa riparazione ex L. n. 89 del 2001; il che rende inapplicabile il D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, art. 13, comma 1quater, (cfr. Cass. sez. un. 28.5.2014, n. 11915).

P.Q.M.

La Corte rigetta il ricorso per regolamento di competenza; dichiara la competenza per territorio della corte d’appello di Perugia, dinanzi alla quale rimette le parti nel termine di legge ed alla quale riserva ogni determinazione in ordine alle spese del presente giudizio di legittimità.

Depositato in Cancelleria il 11 giugno 2020

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