Per fronteggiare l’arretrato nella giustizia civile, il Ministero della Giustizia ha annunciato la creazione di una task force di 500 magistrati. L’intervento si inserisce nell’ambito degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che impone all’Italia di conseguire una riduzione del 40% dei tempi processuali entro il 2026, come condizione per l’erogazione dei fondi europei.
Nonostante il potenziamento dell’Ufficio del processo, che ha già introdotto nuove figure di supporto ai magistrati, il trend di smaltimento degli arretrati si è rivelato insufficiente. Da qui la decisione di avvalersi direttamente di magistrati, prevalentemente fuori ruolo o collocati in posizioni di disponibilità, che potranno occuparsi dei procedimenti pendenti.
La modalità operativa sarà prevalentemente da remoto: i magistrati della task force parteciperanno esclusivamente a udienze cartolari o in videocollegamento, senza obbligo di presenza fisica nei tribunali. L’obiettivo è accelerare la definizione dei procedimenti civili senza gravare ulteriormente sulle strutture già operative.
Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha previsto uno stanziamento di circa 20 milioni di euro, destinato a coprire il costo del progetto fino alla fine del 2026. La misura si aggiunge agli interventi previsti dalla riforma Cartabia, che ha introdotto istituti di semplificazione e razionalizzazione del processo civile proprio per migliorare l’efficienza del sistema.
Le critiche dell’Unione Nazionale delle Camere Civili
L'UNCC accoglie con favore l’intenzione di intervenire sull’arretrato, ma sottolinea che si tratta di una misura emergenziale che, da sola, non può garantire risultati strutturali e duraturi.
L’associazione esprime inoltre perplessità sul modello organizzativo previsto, fondato principalmente sull’operatività remota di magistrati che potrebbero non essere stati direttamente coinvolti nella fase istruttoria del processo. Viene richiamata, a tal proposito, l’attenzione sulle osservazioni del Consiglio Superiore della Magistratura, che ha segnalato il rischio di compromettere i principi del giudice naturale e della qualità della giurisdizione.
Secondo l’UNCC, la task force dovrebbe rappresentare solo un primo passo di una strategia più ampia, basata su:
Investimenti strutturali e continuativi nella giustizia civile, da equiparare ad altri servizi pubblici essenziali;
Una revisione dei sistemi di reclutamento e formazione di magistrati e personale amministrativo;
Misure di razionalizzazione del contenzioso;
Un monitoraggio costante dell’efficacia delle iniziative adottate.
L’auspicio è che l’emergenza arretrato diventi l’occasione per avviare un vero e proprio rinnovamento sistemico della giustizia civile.