
La norma inserita nella legge di bilancio 2025 che condiziona il pagamento dei compensi dei liberi professionisti alla verifica della regolarità fiscale e contributiva ha acceso un forte dibattito politico e giuridico. Il Consiglio Nazionale Forense (CNF) ne chiede il ritiro, denunciando profili di incostituzionalità e il rischio concreto di paralisi del patrocinio a spese dello Stato, con effetti diretti sull’accesso alla giustizia dei cittadini più fragili. Il tema divide anche l’Avvocatura e l’opinione pubblica, come dimostra il confronto emerso sui canali social di Mister Lex.
Nel corso dell’iter della Legge di bilancio 2025 è stata introdotta una disposizione che subordina il pagamento dei compensi dei liberi professionisti alla verifica della loro regolarità fiscale e contributiva. La misura è stata estesa anche ai compensi posti a carico dello Stato, inclusi quelli relativi al patrocinio a spese dello Stato.
Secondo il Consiglio Nazionale Forense, la norma presenta un carattere vessatorio e discriminatorio, poiché incide su compensi già maturati e introduce una disparità di trattamento tra i professionisti che operano con la pubblica amministrazione e quelli che lavorano esclusivamente con clienti privati.
In un’intervista rilasciata a Il Dubbio, il presidente del CNF Francesco Greco ha definito la disposizione un vero e proprio vulnus costituzionale. Subordinare il pagamento di prestazioni professionali già rese a verifiche fiscali o contributive significa, secondo Greco, mettere in discussione il diritto al compenso e, indirettamente, il diritto di difesa.
Particolarmente critica è l’estensione della norma al patrocinio a spese dello Stato, settore in cui gli avvocati subiscono da anni ritardi strutturali nei pagamenti. Una criticità riconosciuta anche a livello europeo, come dimostra la recente condanna dell’Italia per i ritardi sistemici nei pagamenti dei compensi ai difensori dei non abbienti. In questo contesto, la nuova disciplina rischia di scoraggiare ulteriormente i professionisti, con ricadute dirette sui cittadini economicamente più fragili.
I commenti apparsi sulla pagina Facebook di Mister Lex restituiscono un quadro fortemente polarizzato, che consente di cogliere con chiarezza i punti di forza e le criticità della norma.
Da un lato, una parte degli utenti considera la disposizione una misura di buon senso: chi riceve denaro pubblico dovrebbe essere in regola con tasse e contributi. In questa prospettiva, il collegamento tra pagamento dei compensi e regolarità fiscale viene visto come uno strumento di rafforzamento della legalità e di responsabilizzazione dei professionisti.
Dall’altro lato, numerosi avvocati evidenziano criticità pratiche e sistemiche. Il nodo principale riguarda i ritardi cronici nei pagamenti del patrocinio a spese dello Stato, che in molte realtà arrivano a diversi anni. In tale contesto, subordinare il pagamento a ulteriori verifiche rischia di tradursi in un blocco dei compensi già maturati, soprattutto quando le irregolarità sono solo contestate e non definitive.
Un ulteriore profilo critico riguarda il tema delle compensazioni, ritenute spesso solo teoriche: gli strumenti di compensazione tra crediti verso lo Stato e debiti fiscali o contributivi operano in modo parziale, con finestre temporali limitate e solo dopo l’emissione del provvedimento di pagamento. Ciò riduce significativamente l’effettività della tutela per i professionisti.
Nel dibattito emerge infine la questione della disparità di trattamento rispetto ad altre categorie che percepiscono risorse pubbliche, come i dipendenti pubblici o i parlamentari, i cui emolumenti non vengono sospesi in caso di irregolarità fiscali ma, al più, assoggettati a trattenute. Questo raffronto alimenta la percezione che la norma colpisca in modo selettivo il lavoro autonomo, con possibili ricadute sul diritto di difesa dei cittadini non abbienti.
Dal confronto emerso è possibile individuare alcuni elementi principali:
• Pro: rafforzamento del principio di legalità fiscale; coerenza tra accesso a fondi pubblici e regolarità contributiva; maggiore responsabilizzazione dei professionisti.
• Contro: rischio di blocco dei compensi già maturati; aggravamento dei ritardi nel patrocinio a spese dello Stato; possibile lesione del diritto di difesa dei cittadini non abbienti; disparità di trattamento rispetto ad altri lavoratori che ricevono risorse pubbliche.