A meno di 24 ore dalla decisione della Court of International Trade che aveva dichiarato illegittimi i dazi imposti dall'ex presidente Donald Trump, arriva un primo colpo di scena. La Corte d'Appello federale del circuito di Washington ha concesso una sospensione temporanea dell’ingiunzione, permettendo la riattivazione parziale delle tariffe.
Il giudizio d'appello, pur non definitivo, rappresenta un importante successo procedurale per Trump, che aveva subito un duro colpo legale nella giornata precedente. La sentenza sospesa riguarda i dazi introdotti sulla base dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), una legge del 1977 usata per giustificare misure economiche straordinarie. Secondo il primo tribunale, tale norma non conferiva al Presidente un potere così ampio da legittimare tariffe unilaterali su scala globale.
Ora, in attesa della decisione di merito, gran parte delle tariffe tornano in vigore, compresi:
il dazio universale del 10% su quasi tutte le merci;
il 30% sulle importazioni dalla Cina;
tariffe del 25% su acciaio, alluminio, auto e componenti da UE, Canada, Messico, Giappone e Corea;
dazi collegati alla crisi del fentanyl e su prodotti ad alta tecnologia (minerali rari, batterie, microchip).
Restano invece sospese:
le tariffe “reciproche” (dall’11 al 50%) contro Paesi ritenuti non cooperativi;
il dazio del 10% su petrolio e gas canadesi, bloccato per pressioni politiche.
La Corte d’Appello ha fissato un termine perentorio: entro il 5 giugno dovranno essere depositate le memorie delle aziende e dei procuratori generali che hanno contestato i dazi; entro il 9 giugno toccherà all’amministrazione Trump presentare le proprie difese. Una decisione sulla sospensione definitiva è attesa subito dopo.
Nel frattempo, l'incertezza regna sovrana: le oscillazioni giurisprudenziali hanno già generato forti tensioni sui mercati. Wall Street ha reagito con volatilità, mentre il mondo imprenditoriale attende chiarimenti definitivi.
Trump ha definito la prima sentenza della Court of International Trade un “attacco alla sovranità presidenziale” e ha invocato l’intervento della Corte Suprema. Sulla sua piattaforma Truth Social, ha accusato i giudici di parzialità politica e ha rivendicato il diritto di difendere l’economia americana con ogni mezzo.
Il suo consigliere commerciale Peter Navarro ha dichiarato che l’amministrazione sta esplorando “tutte le opzioni strategiche” per garantire la sopravvivenza dell’agenda tariffaria trumpiana.
Dall’altro lato, il Liberty Justice Center, che rappresenta diverse imprese danneggiate dalle tariffe, ha definito la sospensione “solo un passaggio tecnico” e si dice fiducioso che la Corte d’Appello respingerà definitivamente le misure tariffarie.
Il caso dei dazi Trump si profila come un braccio di ferro istituzionale che potrebbe culminare davanti alla Corte Suprema. In gioco c’è non solo la legittimità delle politiche commerciali dell’ex presidente, ma anche un punto cruciale sull’equilibrio dei poteri tra Congresso e Presidenza. Nel frattempo, resta alta la tensione politica e giuridica, con potenziali impatti sull’economia globale e sulle elezioni USA 2024.
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