I doppi cognomi, gli “scognomati” e Saramago

Articolo di Gianmaria Parrotta del 30/07/2022

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Vista l'aria pesante di questa estate, la più fresca del prossimo ventennio, la mente torna involontariamente a tendere l'attenzione a quisquilie come quella proprio ben rappresentata dal caso del doppio cognome ai figli.

In poche parole per chi come il sottoscritto fortunatamente giurista non è, una sentenza della Corte costituzionale (la n. 131/2022) dichiara illegittimo l'automatismo di attribuzione del cognome del padre al figlio "nato nel matrimonio" (omissis di alcune mie considerazioni personali a riguardo).

Da Edson Arantes do Nascimento a Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro e Lionel Andrés MessiCuccittini passando per Ricardo Izecson dos Santos Leite o per Arthur Antunes Coimbra, a questo ho pensato leggendo la notizia della sentenza: Pelè, Ronaldo, Messi, Kakà e Zico e quanti altri, nomi (e cognomi) chilometrici per far passare poi invece all'epica del pallone stringatissimi soprannomi spesso imbarazzanti, cacofonici come per quello che riguarda dos Santos Leite.

Totò, è già stato fatto notare, definiva"scognomato" Corrado, l'unico dei nostri storici presentatori della prima Rai (Mike Bongiorno, Pippo Baudo, Enzo Tortora et cetera) conosciuto al  grande pubblico più che altro col familiare e confortante nome di battesimo, essendosi perduto per strada e nella memoria popolare il cognome Mantoni.

Rimuginando, mi son pure rigurgitate reminescenze e immagini sbiadite scolorite mescolate e confuse, e viste chissà dove, del (immagino) primo tour europeo dei Doors: il gruppo, sbarcato credo a Londra, viene fermato da un ufficiale di polizia che chiede loro, uno alla volta, in tono sbrigativo: "Name?"; passano allora in successione Ray Manzarek, John Densmore e Robby Krieger che dopo aver diligentemente risposto (e che questi – il poliziotto – abbia potuto spuntare ciascun nome, e cognome, da non so quale lista) se ne vanno per la loro strada. Al turno di Morrison a passar sotto la forca ("Name?") poliziottesca, ecco però una semplice corretta e un poco sfrontata risposta: "Jim", dice; non come gli altri: Jim e basta; il poliziotto alza la testa, si blocca, lo scruta, lo fissa, lo studia; qualcuno ride; infine, come gli altri, Jim sorride e se ne va.

Io lo so, noi lo sappiamo, che anche Cicerone non si chiamava Cicerone, così come Pelè non si chiama Pelè, però son passati degli anni. La sentenza della Corte arriva adesso che per la strada a scuola a lavoro, provo a indovinare: anche in tribunale, ci chiamiamo solo per nome, manco fossimo tutte e tutti Jim (Morrison); giunge quindi nel bel mezzo di un'epoca nella quale i cognomi sono per lo più epurati.

Damiano dei Maneskin non si può dire abbia qualcosa a che vedere col Re Lucertola e, nonostante la simpatia che mi ispira, se ne dovrà convenire. I cantanti di oggi non hanno cognome, e specialmente le cantanti: si chiamano Elisa, Elodie, Noemi... ora non me ne vengono in mente altre. Ma così è nei talent show che infestano le televisioni e negli altri programmi, su Youtube Instagram e Tik-tok stessi, i cognomi sono stati già da diverse stagioni banditi: in questo raro caso non possiamo dare, di tutto ciò, neppure la colpa al Covid.

Cosa è successo? Non lo so, ma ricordate tutti che strazio e che pena raccappezzarsi a seguire le sorti (e spero sia l'ultima volta che mi tocchi citare in questi spazi Delitto e Castigo) di Avdot'ja Romànovna Raskol'nikova, detta talvolta Dunja talaltra Dùnecka? Così è un po' per tutti i grandi russi.

La lettura consigliata di oggi invece è Saramago, "Tutti i nomi": Josè, il protagonista del romanzo, scopre con sorpresa e emozione che dietro ai nominativi che registra archivia e passa al setaccio quotidianamente nel suo impiego ci sono persone vere, non per forza famose, e sentimenti e vite, storie di dolore costellato da qualche gioia. Egli insegue queste esistenze ma non le può cogliere, lui che passa la propria, di vita, chiuso a impolverarsi tra archivi monumentali e poco altro: tutto quel che può possedere e sentire di quelle persone, e della donna su cui indagherà fin quasi a innamorarsene, è in quel nome scritto letto e riletto su un anonimo registro di Conservatoria... I risultati potrebbero essere – e, per come l'ho intesa io, in realtà sono – paradossali. Sulla quarta di copertina della copia che ho qui tra le mani è citata la frase, dal testo: "Conosci il nome che ti hanno dato, non conosci il nome che hai".

Ma qui mi fermo, e mi firmo con nome, secondo nome (non avete idea dei problemi che è riuscito a procurarmi e dei fastidi che tutt'oggi mi dà); e cognome.

Gianmaria Salvatore Parrotta

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