Femminicidio: l’appello delle 77 giuriste contro il Ddl

Articolo del 30/05/2025

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Settantasette giuriste italiane, tra cui numerose docenti universitarie di diritto penale, hanno sottoscritto un appello pubblico per esprimere forte dissenso nei confronti del disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 7 marzo 2025, che introduce una nuova fattispecie autonoma di reato di femminicidio, punita con la pena dell’ergastolo.

Secondo le firmatarie, si tratta di un intervento legislativo più simbolico che sostanziale, che rischia di alimentare una narrazione propagandistica piuttosto che fornire strumenti realmente efficaci per contrastare la violenza di genere.

Le principali criticità sollevate

Le giuriste denunciano diversi aspetti problematici del Ddl:

  • Strumentalizzazione politica: il reato viene descritto come una "operazione di propaganda" finalizzata ad accreditare l'impegno del legislatore, senza rispondere alle esigenze concrete di tutela delle donne.

  • Redundanza normativa: la legislazione attuale consente già l'applicazione dell'ergastolo nei confronti di chi uccide una donna per motivi legati all'odio di genere o alla discriminazione. Introdurre una nuova figura di reato non apporterebbe alcuna utilità reale.

  • Assenza di prevenzione: il Ddl non prevede misure strutturali di prevenzione, né interventi educativi e culturali volti a modificare le radici profonde della violenza maschile contro le donne.

  • Rigidità sanzionatoria: l’imposizione dell'ergastolo come pena fissa esclude ogni valutazione da parte del giudice in merito alla gravità del singolo fatto e viola il principio costituzionale della funzione rieducativa della pena (art. 27, comma 3, Cost.).

  • Esclusione delle soggettività LGBTQIA+: la definizione proposta nel Ddl si riferisce unicamente al genere "donna", ignorando altre identità di genere che subiscono forme analoghe di violenza.

  • Inefficacia deterrente: l’esperienza di altri Paesi che hanno introdotto il reato di femminicidio mostra che l’inasprimento delle pene non ha prodotto una riduzione significativa dei casi, smentendo ogni presunta funzione deterrente dell’ergastolo.

L'appello per un approccio sistemico

Attraverso il loro intervento, le firmatarie sollecitano il Parlamento e il governo a riformulare le politiche contro la violenza di genere in chiave strutturale, evitando scorciatoie punitive e retoriche emergenziali.

L'appello invita a puntare su prevenzione, educazione e uguaglianza sociale, strumenti considerati realmente idonei a contrastare la cultura patriarcale e sessista che alimenta la violenza.

In conclusione, l'iniziativa delle 77 giuriste rappresenta un monito contro ogni tentativo di affrontare fenomeni complessi attraverso norme meramente simboliche, ribadendo l'urgenza di un impegno politico e culturale profondo e coerente.

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