Pubblicata in Gazzetta la nuova legge sulla partecipazione dei lavoratori all’impresa (Legge 15 maggio 2025 n. 76).
Dopo oltre settant’anni, viene finalmente attuato l’articolo 46 della Costituzione, che riconosce il diritto dei lavoratori a intervenire nella gestione, nei risultati economici e persino nella proprietà delle imprese.
La legge promuove una visione più cooperativa del rapporto tra datore di lavoro e dipendenti, orientata al rafforzamento della collaborazione interna, al miglioramento dei risultati aziendali e alla valorizzazione sociale del lavoro. Il testo intende anche tutelare e incrementare i livelli occupazionali, garantendo che i lavoratori possano contribuire attivamente alla costruzione della strategia e dell’organizzazione aziendale.
Sono quattro le principali forme di coinvolgimento:
Gestione: i lavoratori potranno essere coinvolti nelle scelte strategiche dell’impresa, anche attraverso la presenza nei consigli di amministrazione o di sorveglianza, a seconda del modello societario. La nomina avverrà secondo quanto previsto dai contratti collettivi, e i rappresentanti dovranno possedere requisiti di onorabilità, indipendenza e competenza.
Economia e finanza: almeno il 10% degli utili aziendali potrà essere distribuito ai dipendenti, con una tassazione agevolata del 5% fino a 5.000 euro lordi per il 2025. I lavoratori potranno anche acquisire azioni della società o riceverle in sostituzione dei premi di risultato, con una parziale esenzione IRPEF sui dividendi (50% fino a 1.500 euro).
Organizzazione: le aziende potranno creare commissioni paritetiche per favorire l’innovazione, il benessere lavorativo e la qualità dei processi produttivi. Sono inoltre previste nuove figure aziendali dedicate alla formazione, al welfare, alla genitorialità, alla diversità e all’inclusione delle persone con disabilità. Anche le piccole imprese potranno adottare forme di partecipazione, eventualmente con il supporto degli enti bilaterali.
Consultazione: si introduce un sistema strutturato di dialogo preventivo con i sindacati e con i rappresentanti dei lavoratori su decisioni aziendali rilevanti, che può includere anche l’apporto delle commissioni paritetiche. Le modalità e i tempi della consultazione sono definiti per garantire un confronto efficace e costruttivo.
Per assicurare un contributo qualificato, i rappresentanti dei lavoratori che partecipano agli organi aziendali e alle commissioni paritetiche dovranno ricevere una formazione annuale minima di 10 ore, finanziata da fondi interprofessionali o enti bilaterali.
Inoltre, viene istituita una Commissione nazionale permanente presso il CNEL, incaricata di monitorare l’attuazione della legge, fornire indicazioni interpretative e proporre eventuali misure correttive. Il suo funzionamento avverrà senza nuovi oneri per la finanza pubblica.
Le disposizioni si applicano anche alle società cooperative, purché compatibili con la loro struttura giuridica. Durante l’iter parlamentare sono state stralciate alcune previsioni che estendevano l’obbligo di partecipazione a banche, società a partecipazione pubblica, servizi essenziali e pubbliche amministrazioni.
La nuova normativa rappresenta un cambio di paradigma nel mondo del lavoro italiano. Avvicina l’Italia ai modelli europei di democrazia economica e punta a rendere le imprese più inclusive, produttive e competitive. Un lavoratore coinvolto e partecipe è più motivato, più fidelizzato e contribuisce a un ambiente di lavoro più sano ed equo
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