Corte di Cassazione, sez. VI Civile, Ordinanza n.11507 del 15/06/2020

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LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA CIVILE

SOTTOSEZIONE 1

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SCALDAFERRI Andrea – Presidente –

Dott. IOFRIDA Giulia – Consigliere –

Dott. LAMORGESE Antonio Pietro – Consigliere –

Dott. PAZZI Alberto – Consigliere –

Dott. VELLA Paola – rel. Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 18018-2019 proposto da:

M.S., domiciliato in ROMA, PIAZZA CAVOUR presso la CANCELLERIA DELLA CORTE DI CASSAZIONE, rappresentato e difeso dall’avvocato NICOLETTA MARIA MAURO;

– ricorrente –

contro

MINISTERO DELL’INTERNO;

– intimato –

avverso il decreto n. R.G. 625/2018 del TRIBUNALE di LECCE, depositato il 03/05/2019;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non partecipata del 06/03/2020 dal Consigliere Relatore Dott. Vella Paola.

RILEVATO

che:

1. il Tribunale di Lecce ha respinto le domande di protezione internazionale o umanitaria proposte dal cittadino bangladese M.S. il quale aveva riferito di essere fuggito dal Bangladesh (distretto di Madaripur) per le diffioltà economiche in cui versava, avendo anche scontato un anno e mezzo di reclusione a seguito dell’accusa di furto del suo datore di lavoro, che non lo pagava;

2. il ricorrente ha proposto un motivo di ricorso per cassazione, mentre il Ministero intimato non ha svolto difese;

3. a seguito di deposito della proposta ex art. 380 bis c.p.c. è stata ritualmente fissata l’adunanza della Corte in camera di consiglio.

CONSIDERATO

che:

4. il ricorrente lamenta la violazione del D.Lgs. n. 251 del 2007, art. 14, lett. c), del D.Lgs. n. 25 del 2008, art. 8, comma 3, e dell’art. 15, lett. c), dir. 2004/83/CE, per avere il tribunale respinto la domanda di protezione sussidiaria senza aver acquisito le necessarie informazioni sul proprio paese d’origine, limitandosi a fare riferimento agli ultimi rapporti di Amnesty International e al sito “viaggiare sicuri” del MAE al 30/05/2018;

5. la censura è infondata, poichè il tribunale ha acquisito e valutato plurime fonti qualificate e aggiornate (cd. COI), alle quali lo stesso ricorrente non è stato in grado di contrapporne specificamente altre più aggiornate dalle quali emergessero i presupposti necessari per il riconoscimento della protezione sussidiaria D.Lgs. n. 251 del 2007 ex art. 14, lett. c), come interpretato dalla costante giurisprudenza di questa Corte (ex multis, Cass. 8908/2019, 284/2019, 13858/2018, 32064/2018);

6. d’altro canto il tribunale ha specificato le fonti in concreto utilizzate e il contenuto delle informazioni ritenute rilevanti da esse tratte (cfr. Cass. n. 13449/2019), ha proceduto all’integrazione istruttoria officiosa sulle condizioni socio-politiche del Paese d’origine del richiedente attraverso l’apprezzamento delle informazioni raccolte (cfr. Cass. n. 13897/2019) e si è legittimamente avvalso anche delle informazioni tratte dai rapporti conoscitivi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, costituenti fonti qualificate di comprovata affidabilità (Cass. n. 11103/2019);

7. il ricorso va rigettato senza statuizione sulle spese, in assenza di difese dell’intimato;

8. sussistono i presupposti processuali per il cd. raddoppio del contributo unificato ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1-quater (cfr. Cass. Sez. U, n. 23535/2019 e n. 4315/2020).

P.Q.M.

Rigetta il ricorso.

Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater, dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello previsto per il ricorso a norma dello stesso art. 13, comma 1 bis, se dovuto.

Così deciso in Roma, nella camera di consiglio, il 6 marzo 2020.

Depositato in Cancelleria il 15 giugno 2020

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