LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
SOTTOSEZIONE 1
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. SCOTTI Umberto L.C.G. – Presidente –
Dott. TRICOMI Laura – rel. Consigliere –
Dott. IOFRIDA Giulia – Consigliere –
Dott. MERCOLINO Guido – Consigliere –
Dott. TERRUSI Francesco – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 10289-2020 proposto da:
F.M., elettivamente domiciliato in ROMA, PIAZZA CAVOUR, presso la CANCELLERIA della CORTE di CASSAZIONE rappresentato e difeso dall’avvocato MARIA CRISTINA TASSELLI;
– ricorrente –
contro
MINISTERO DELL’INTIRNO, *****, in persona del Ministro pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA DEI PORTOGHESI 12, presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che lo rappresenta e difende ope legis;
– resistente –
avverso il decreto n. cronol. 2024/2020 del TRIBUNALE di ANCONA, depositato il 20/02/2020;
udita la relazione della causa svolta nella Camera di consiglio non partecipata del 15/06/2021 dal Consigliere Relatore Dott. LAURA TRICOMI.
RITENUTO
che:
Il richiedente F.M. aveva narrato di essere originario del Pakistan, zona di *****, di essersi trasferito in una zona molto lontana da quella di origine per iniziativa dalla seconda moglie del padre e di essere stato condotto con l’inganno in una scuola talebana, dove i ragazzi venivano addestrati. Aveva riferito di essere fuggito e tornato presso la sua zona di origine e di avere poi lasciato il Pakistan, su consiglio della madre, dopo la scomparsa del fratello minore rapito da un criminale e di temere di essere ucciso in caso di rientro in Patria.
Il Tribunale, investito dell’impugnazione del diniego opposto dalla Commissione territoriale alla domanda di protezione internazionale, non lo ha ritenuto credibile, attese le incongruenze e le contraddizioni, oltre che per la genericità del narrato. Ha, quindi, escluso ogni forma di protezione in assenza dei presupposti, consultate e valutate le fonti internazionali.
Il ricorrente propone ricorso per cassazione con quattro mezzi. Il Ministero dell’Interno ha depositato mero atto di costituzione.
E’ stata disposta la trattazione con il rito camerale di cui all’art. 380-bis c.p.c., ritenuti ricorrenti i relativi presupposti.
CONSIDERATO
che:
In via preliminare ed assorbente va dichiarata la inammissibilità del ricorso perché la procura speciale alle liti rilasciata al difensore non contiene alcuna espressione dalla quale risulti che il difensore abbia inteso certificare che la data di conferimento della procura sia stata successiva alla comunicazione del provvedimento impugnato, recando unicamente l’autenticazione della firma con la seguente formula “E’ autentica”, in difformità da quanto previsto dal D.Lgs. n. 25 del 2008, art. 35-bis, comma 13 (Cass. Sez. U. n. 15177 del 2021).
Invero, come hanno affermato le Sezioni Unite con l’anzidetta sentenza “Il D.Lgs. n. 25 del 2008, art. 35-bis, comma 13, nella parte in cui prevede che “la procura alle liti per la proposizione del ricorso per cassazione deve essere conferita, a pena di inammissibilità del ricorso, in data successiva alla comunicazione del decreto impugnato” e che “a tal fine il difensore certifica la data del rilascio in suo favore della procura medesima” richiede, quale elemento di specialità rispetto alle ordinarie ipotesi di rilascio della procura speciale, regolate dagli artt. 83 e 365 c.p.c., il requisito della posteriorità della data rispetto alla comunicazione del provvedimento impugnato, prevedendo una speciale ipotesi di “inammissibilità del ricorso” nel caso di mancata certificazione della data di rilascio della procura in suo favore da parte del difensore. Ne consegue che tale procura speciale deve contenere in modo esplicito l’indicazione della data successiva alla comunicazione del provvedimento impugnato e richiede che il difensore certifichi, anche solo con un’unica sottoscrizione, sia la data della procura successiva alla comunicazione, che l’autenticità della firma del conferente.”
Resta assorbito l’esame dei motivi di ricorso.
In conclusione, il ricorso va dichiarato inammissibile.
Non si provvede sulle spese, in assenza di attività difensiva dell’intimato.
Va dato atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente ai sensi del D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, art. 13, comma 1-quater, nel testo introdotto dalla L. 24 dicembre 2012, n. 228, art. 1, comma 17, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, in misura pari a quello, ove dovuto, per il ricorso, a norma dello stesso art. 13, comma 1-bis (Cass. S.U. n. 23535 del 20/9/2019).
PQM
– Dichiara inammissibile il ricorso;
– Dà atto, ai sensi del D.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, art. 13, comma 1-quater, della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello, ove dovuto, per il ricorso, a norma dello stesso art. 13, comma 1-bis.
Così deciso in Roma, il 15 giugno 2021.
Depositato in Cancelleria il 11 ottobre 2021