Nordio illustra il programma sulla giustizia

Articolo del 07/12/2022

Il Ministro della giustizia Carlo Nordio ha presentato ieri in Commissione giustizia del Senato le linee programmatiche del suo Dicastero.

Ecco i punti principali del suo intervento (sotto riportato integralmente):

1. l'attuazione degli obiettivi del PNRR sulla durata dei processi;

2. l'accelerazione degli interventi per la trasformazione digitale;

3. approvazione delle legge sull'equo compenso delle prestazioni professionali;

4. la riaffermazione del principio della presunzione di innocenza, contrastando l'adozione della custodia cautelare come strumento di pressione investigativa e lo snaturamento dell'informazione di garanzia diventata condanna mediatica anticipata.

5. il contrasto all’uso eccessivo e strumentale delle intercettazioni

6. il perseguimento della certezza della pena, ricorrendo a misure alternative al carcere

7. la separazione delle carriere dei magistrati per una completa attuazione del codice Vassalli;

8. la riforma del Csm, in particolare spostando il giudizio disciplinare del Csm ad una Corte disciplinare terza.

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Senato della Repubblica

Commissione Giustizia, 6 Dicembre 2022

Comunicazioni del Ministro della giustizia

La nostra giustizia soffre di infinite criticità che costituiscono un elemento di freno della nostra economia e di disincentivo agli investimenti, comportando secondo la Banca Mondiale e secondo altri studi qualificati una perdita del PIL pari a quasi il 2%.

L'intervento dei governi precedenti nel settore civile è stato abbastanza incisivo, non si può dire altrettanto in quello penale, così come nella riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario, anche per l'eterogeneità delle coalizioni che lo esprimevano.

L'omogeneità di questo governo e la solidità di questa maggioranza consentono di elaborare un programma di vasta prospettiva che affronti e risolva secondo una scansione logica e temporale definita queste criticità.

Poiché in questo momento la priorità assoluta è il superamento della crisi economica, le prime iniziative tenderanno a incidere favorevolmente in questa direzione:

  • attraverso la semplificazione della legislazione e dell'organizzazione giudiziaria;
  • attraverso una complessiva rivisitazione della sua geografia e delle piante organiche della magistratura e del personale amministrativo;
  • attraverso una rinnovata razionalizzazione della spesa mediante meccanismi di spending review;
  • e infine attraverso l'istituzione di canali di più stretto raccordo tra il ministero e gli uffici che consentono a questi ultimi di rappresentare efficacemente problemi ed esigenze.

Con l’indispensabile contributo degli avvocati, dei magistrati, con la partnership delle altre istituzioni saranno rafforzati i servizi di accoglienza di informazione e di accompagnamento in diverse materie, quali a titolo esemplificativo la volontaria giurisdizione, il rilascio di certificati, il diritto di famiglia, le esecuzioni civili.

Nell'ambito penale poi proporremo una profonda revisione di quei reati intimoriscono gli amministratori senza tutelare i cittadini, rallentando e impedendo quella collaborazione tra gli uni e gli altri con effetti perniciosi per la certezza dei rapporti giuridici e più in generale sullo sviluppo del paese .

In un secondo momento saranno elaborate le proposte che incideranno più radicalmente nel sistema complessivo.

Il lavoro preliminare è già iniziato con il progetto di istituire le opportune commissioni e i gruppi di lavoro, ma poiché alcune riforme richiederanno una revisione costituzionale i tempi saranno meno brevi.

Partiamo dalla giustizia civile che, oltre a costituire un fattore essenziale di tutela dei diritti e delle persone soprattutto più deboli, ha un rilevantissimo impatto nell'economia.

Una giustizia efficiente garantisce la protezione dei diritti di proprietà e dei crediti e favorisce dunque la cumulazione del capitale, il finanziamento delle imprese, l'efficiente allocazione delle risorse, la competitività e il potenziale di crescita di un territorio.

L'eccessiva durata dei processi civili in Italia agisce ancora come un freno per la nostra economia e quindi è cruciale la riduzione dei tempi di definizione perché a ogni 10% in meno di durata dei processi corrisponde un aumento di dimensione delle imprese.

L'amministrazione della giustizia approfondirà dunque il suo massimo impegno nell'attuazione degli obiettivi previsti dal piano nazionale di ripresa e di resilienza (PNRR).

Entro il 30 giugno del 2023 (però noi stiamo lavorando per anticipare i tempi) verranno infatti adottati i decreti attuativi per la riforma del processo civile.

Verrà data inoltre piena attuazione alla riforma costitutiva dell'ufficio per il processo attraverso la definizione della relativa disciplina organica e il completamento del piano di assunzione degli addetti assegnati ai vari distretti e alla Corte di Cassazione.

Continuerà inoltre l'azione di coordinamento di monitoraggio delle iniziative sono state poste in essere per il miglioramento del sistema di giustizia per l'abbattimento dell'arretrato e la riduzione del disposition time nei termini convenuti con l'Unione europea.

Particolare attenzione sarà posta al monitoraggio effettuato anche in raccordo con il Consiglio superiore della magistratura e con gli altri uffici giudiziari del contributo fornito dagli addetti all'ufficio per il processo e dal personale tecnico assunto durante il 2022.

Nella medesima prospettiva di tutela del tessuto economico nazionale si inserisce la riforma delle norme sull'insolvenza che persegue l'obiettivo di offrire nuovi e più efficaci strumenti agli imprenditori per sanare quelle situazioni di squilibrio economico e patrimoniale che appaiono reversibili grazie al ricorso della composizione negoziata della crisi, che è un vero cuore della nuova normativa dell'insolvenza.

Va in proposito dal lato che è in corso di istituzione l'osservatorio permanente sull'efficacia delle misure di composizione negoziata delle crisi e delle misure di allerta previsto dall'art. 353 del Codice della crisi.

A breve sarà anche operativo all'albo dei soggetti incaricati dell'autorità giudiziaria delle funzioni di gestione e controllo nelle procedure di cui abbiamo detto come dalla convenzione siglata da questo ministero con Equitalia giustizia spa il 2 dicembre del 2022.

Particolarmente sensibile poi il tema dell'equo compenso delle prestazioni professionali in relazione alle quale è all'esame una proposta di legge nel medesimo testo già approvato dalla scorsa legislatura da uno dei rami del Parlamento che mira a rafforzare la tutela del professionista in caso di incarichi conferiti da particolari categorie di imprese. In questa prospettiva è in previsione della costituzione anche qui di un apposito osservatorio.

Infine sarà disciplinato in modo definitivo, equo e ragionevole lo status della magistratura onoraria. Questo è un tema che ci sta particolarmente a cuore.

Questa emergenza economica dunque impone come priorità assoluta una giustizia più efficiente e, come ho detto, i primi provvedimenti riguarderanno proprio l'impatto che la giustizia deve avere in questo settore in questo momento critico, determinato dalle ragioni che tutti sappiamo, e quindi le altre cose di cui dirò appresso andranno in parallelo ma la priorità assoluta è l'incidenza delle dei provvedimenti della giustizia che possano avere subito nel più breve tempo possibile un favorevole impatto economico.

Quindi abbiamo previsto l'accelerazione degli interventi per la digitalizzazione e lo sviluppo della funzione statistica per il rafforzamento della capacità di analisi dei dati e degli impatti e l'identificazione di nuove opportunità di intervento finanziate con le politiche di coesione.

Sono tre temi sui quali agiremo.

Il primo è l'accelerazione degli interventi per la trasformazione digitale.

Questa verrà realizzata nell'ambito della giurisdizione e in quella dell'attività amministrativa al fine di innalzare il livello dei servizi garantiti dai cittadini ai professionisti e alle imprese attraverso le piattaforme telematiche e quindi allo scopo di migliorare le condizioni di lavoro e di degli operatori di giustizia.

L'obiettivo è di innalzare il livello dei servizi garantiti ai cittadini. Saranno anche consolidate e integrate le diverse iniziative poste in campo per favorire il loro accesso ai servizi di giustizia tra i quali quelle relative agli uffici di prossimità, al tribunale online e il progetto Polis che richiederanno sia investimenti, sia il rafforzamento delle capacità amministrative, sia uno sforzo crescente per l'interoperabilità dei sistemi applicativi.

Il secondo punto riguarda lo sviluppo della funzione statistica che deve mirare ad arricchire l'offerta e la qualità delle informazioni che consenta un continuo monitoraggio del sistema.

La digitalizzazione deve sempre più contribuire a generare statistiche tempestive di qualità da mettere a disposizione tanto del sistema giudiziario, quanto della collettività.

Il terzo punto sono le opportunità da cogliere sulle politiche di coesione promuovendo un ricorso alle risorse comunitarie sempre più mirato.

Questa rivoluzione tecnologica avverrà sotto lo strettissimo controllo della riservatezza dei dati sensibili presso i rispettivi uffici giudiziari. Questo è un punto che a noi sta molto a cuore. Saranno adottate tutte le misure opportune per evitare alterazioni o intromissioni illecite nella. consapevolezza che ad ogni avanzamento operativo aumentano i rischi di interferenza interessata.

Per quanto riguarda l'attuazione del PNRR gli obiettivi concordati con l'Europa da raggiungere entro il 2026, che riguardano la riduzione del disposition time e l'abbattimento dell'arretrato, anche qui siamo perfettamente in linea con il programma.

La riduzione rispetto ai dati rilevati al 31 dicembre del 2019 del 40% dei tempi di trattazione delle cause e del 90% dei procedimenti pendenti da oltre tre anni in primo grado e due anni in secondo grado e per quanto riguarda il contenzioso penale la riduzione del 25% del disposition time sempre rispetto al medesimo anno di riferimento.

Nel corso dell'anno 2023 l'amministrazione della giustizia proseguirà il suo impegno quindi nell'attuazione degli obiettivi previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza per conseguire il raggiungimento dei suddetti risultati. Poi riguardo in conclusione le riforme del processo civile del processo penale il ministero adotterà entro il giugno del 2023 tutti gli atti regolamentari necessari per l'effettiva applicazione delle disposizioni contenute nei decreti legislativi attuativi.

Il tema della digitalizzazione è essenziale per l'accelerazione dei tempi. Sono previsti avanzamenti significativi sia dal lato delle riforme che da quelle degli investimenti in tema di riforme.

L'amministrazione provvederà all'adozione di tutti gli atti legislativi e normativi necessari alla gestione elettronica obbligatoria di tutti i documenti e alla completa digitalizzazione dei procedimenti civili, nonché alla digitalizzazione dei procedimenti penali di primo grado ad esclusione di quelli relativi all'udienza preliminare e alla creazione di una banca di dati gratuita pienamente accessibile e consultabile delle decisioni civili.

Dal lato degli investimenti sono previsti sempre entro la fine del 2023 la digitalizzazione di tre milioni e mezzo di fascicoli giudiziari e l'avvio del contratto relativo alla realizzazione di sei nuovi sistemi di conoscenza dei data lake.

Infine nell'ambito dell'edilizia giudiziaria sarà portata a termine l'attività connessa agli interventi di manutenzione straordinaria, riqualificazione ed efficientamento dei beni immobili dell'amministrazione della giustizia.

Continuerà ovviamente le azione di coordinamento e monitoraggio delle iniziative poste in essere per assicurare l'abbattimento dell'arretrato e la riduzione del disposition time nei termini convenuti con l'unione Europea.

Passiamo allora il sistema penale.

Qui le criticità della nostra giustizia penale derivano da tre contraddizioni insanabili.

Il nostro codice penale che disciplina le strutture e le fattispecie dei reati è del 1930 e nella sua relazione di accompagnamento viene indicato come la più significativa espressione l'ideologia fascista.

Esso tuttavia è stato modificato solo in pochi elementi, sopprimendo i reati più odiosi (integrità della stirpe ed altro) e introducendone altri principalmente attraverso leggi speciali non sempre coordinati con la sua struttura.

Al contrario il codice di procedura penale, che disciplina le indagini e il processo, è relativamente recente ed è stato elaborato da un pluridecorato della resistenza, il Professor Vassalli.

Paradossalmente questo codice è stato oggetto di reiterati interventi, non solo da parte del legislatore, ma della stessa Corte costituzionale che ne ha soppresso alcuni principi contrari alla Carta. Carta che peraltro era stata elaborata quando i suoi autori non immaginavano che quarant'anni dopo sarebbe stato introdotto un sistema processuale accusatorio opposto a quello con il quale a quel tempo si confrontavano.

Questo contraddizione va dunque risolta.

Occorre quindi una riforma del codice penale adeguandolo nei suoi principi al dettato costituzionale e una completa attuazione del codice Vassalli, una riforma garantista e liberale che può essere attuata in parte con leggi ordinarie e negli aspetti più sensibili con una revisione della Costituzione.

Indichiamo adesso di seguito i più significativi principi che sono espressione di valori primari:

Il primo è la presunzione di innocenza.

Essa è stata e continua a essere vulnerata in molti modi: l'uso eccessivo e strumentale delle intercettazioni, la loro oculata selezione con la diffusione pilotata e l'azione penale che è diventata arbitraria e quasi capricciosa l'adozione della custodia cautelare come strumento di pressione investigativa, lo snaturamento dell'informazione di garanzia diventata condanna mediatica anticipata e persino con strumento di estromissione degli avversari politici.

In merito alla carcerazione preventiva, il paradosso più lacerante che tanto è facile oggi entrare in prigione prima del processo da presunti innocenti quanto è facile uscirne dopo la condanna da colpevoli conclamati

Orbene la custodia cautelare proprio perché teoricamente confligge con la presunzione di innocenza non può essere demandata al vaglio di un giudice singolo.

È vero che però poi interviene il tribunale del riesame, nondimeno anche a prescindere dal condizionamento rappresentato da un provvedimento preesistente l'intervento collegiale può rimuovere il danno che è stato fatto, ma non quello che è già stato ingiustamente patito.

Più ragionevole sarebbe dunque spostare la competenza del Gip a una sezione costituita presso la Corte d'appello con competenza distrettuale avremmo l'enorme vantaggio di una maggiore ponderatezza della decisione e anche di omogeneità di indirizzo.

Per quanto riguarda l'onore e la libertà di comunicazione del cittadino in Italia, il numero di intercettazioni ambientali, direzionali, telematiche, fino al trojan e un domani chissà a quali altri strumenti, è di gran lunga superiore alla media europea e ancor più rispetto a quella dei paesi anglosassoni.

Il loro costo è elevatissimo con centinaia di milioni di euro all'anno, gran parte di queste si fanno sulla base di semplici sospetti e non concludono nulla.

Non si è mai vista, e parlo per quarant'anni di Procura della Repubblica, non si è mai vista una condanna inflitta sulla sola base delle intercettazioni.

Queste dovrebbero essere un mezzo di ricerca della prova mentre sono diventate uno strumento di prova che come tale è assai fragile e si dissolve davanti al contraddittorio dibattimentale in un contesto processuale dove possono addirittura emergere omissioni ed errori di trascrizione delle stesse intercettazioni.

Esse costituiscono un pericolo per la riservatezza e l'onore delle persone coinvolte, che spesso non sono nemmeno indagate, e la loro diffusione talvolta selezionata e magari pilotata costituisce uno strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica .

Si tratta di sostanziali violazioni quasi blasfeme dell'art. 15 della costituzione che fissa appunto la segretezza delle comunicazioni come interfaccia della libertà.

Pascal diceva che se tutti sapessero quello che noi diciamo degli altri non avremmo un amico.

Il voto è segreto perché è libero, senza segretezza non esiste libertà.

Quindi noi ne proporremo una profonda revisione e comunque vigileremo in modo rigoroso e sottolineo molto rigoroso su ogni diffusione che sia arbitraria o impropria.

Vediamo la certezza della pena.

Il concetto di pena nel nostro ordinamento è di natura essenzialmente retributiva. Sappiamo che è polifunzionale secondo la giurisprudenza ma questa natura retributiva è affermata nel nostro codice penale. Basta leggere la relazione di accompagnamento che è stata redatta dal compianto professor Vincenzo Manzini, fascistissimo però grande giurista ed è affermata dall'interpretazione autentica proprio dei suoi stessi redattori.

Questo principio teorico della natura retributiva confligge con la sua realizzazione pratica dove l'applicazione concreta della pena e futura ed incerta ed è inversamente proporzionale alla previsione cioè la sua astratta severità.

Tre furti commessi in tre abitazioni sono punibili con trent'anni di reclusione.

Di fatto il giudice va a irrogare 15 mesi con la sospensione condizionale e il condannato non sconta nemmeno un giorno.

Di conseguenza assistiamo all'uso e talvolta all'abuso della custodia cautelare come surrogato temporaneo dell'incapacità dell'ordinamento di mantenere i suoi propositi.

Si tratta quindi di una retribuzione puramente immaginaria.

Questa benevolenza finale per la quale alla facilità di ingresso in carcere prima della sentenza fa generalmente seguito quella della liberazione dopo la condanna. Non è una manifestazione di generosità ma è un attestato di rassegnazione.

La riluttanza all'amnistia che è espressa nella sua limitazione costituzionale ed è giustificata dall'esigenza della certezza della pena ha provocato l'effetto paradossale di associare l'impunità del crimine all'impotenza dello Stato, senza nemmeno l'avallo di una sua formulazione legale.

Inoltre la controversa prescrizione, modificata e poi corretta negli ultimi anni, è la certificazione finale dell'inefficienza dell'ordinamento che per evitare una prolungata graticola giudiziaria al cittadino ricorre all'estinzione del reato o l'improcedibilità del giudizio.

Noi siamo garantisti ma il garantismo è concetto complessivo.

Sotto questo profilo va ricordato che il processo penale secondo quando insegnava il grande Francesco Carnelutti non serve solo a irrogare la pena ma è esso stesso una pena.

Esso quindi va coniugato con la presunzione di innocenza per evitare che il cittadino venga esposto anche alla sola indagine se non vi sono gravi elementi che la giustificano.

Quanto alla pena essa deve essere certa, eseguita, rapida e soprattutto proporzionata al crimine commesso.

Dobbiamo ricordare che il primo giudice del giudice e lo stesso condannato.

Se il giudice è troppo severo è odiato, se è troppo generoso è disprezzato e in entrambi i casi la pena diventa essa stessa criminogena.

Se al contrario è irrogata in modo equo viene accettata e questo può essere un primo passo verso quella rieducazione che costituisce un cardine costituzionale del nostro processo penale.

Certezza e rapidità della pena non significano tuttavia sempre e solo carcere.

Non solo perché il numero delle condanne è incompatibile con la capienza del sistema carcerario ma proprio perché la consapevolezza di questa incompatibilità orienta il magistrato ad una condanna puramente cartacea che rimane ineseguita.

Fermo restando che questo problema può e deve essere risolto attraverso un potenziamento delle strutture di cui parlerò dopo e comunque quando la libertà del reo può suscitare un pericolo per l'incolumità pubblica e privata la reclusione è sicuramente necessaria, ma per quanto riguarda i reati minori la moderna criminologia ci ammonisce che sotto l'aspetto afflittivo preventivo e rieducativo esistono sanzioni assai più efficaci di una detenzione puramente virtuale.

In termini giuridici e razionali è meglio la concreta esecuzione di una pena alternativa che faccia comprendere al condannato il disvalore della sua condotta, piuttosto che la platonica erogazione di una pena detentiva cui faccia seguito la sua immediata liberazione.

Infine secondo la nostra Costituzione la pena non solo non può essere contraria al senso dell'umanità ma deve tendere a riconciliare il condannato con la società e se possibile persino con le vittime del reato.

In tal senso lo sforzo per la modernizzazione del sistema carcerario dovrà essere una priorità.

Tuttavia questo sistema va rimodulato in relazione alla gravità del crimine e alla durata della sua espiazione.

Prescindendo dalla disciplina dei condannati più gravi, per reati associativi e terroristici, è irrazionale che le stesse strutture debbano ospitare detenuti condannati in via definitiva e altri in attesa di giudizio.

Ancora più irrazionale e anzi è antieconomico è il sistema per cui all'obbligo dell'arresto in flagranza dell'imputato segue quello talvolta vincolante per il giudice della sua immediata liberazione. Alcuni esperimenti pilota suggeriscono la creazione di ambienti diversi per il mero transito di questi arrestati che oggi produce un immenso spreco di risorse di tempo e di energia.

In prospettiva l'intera struttura edilizia va ripensata vi sono carceri ubicate in appetibili centri cittadini che potrebbero essere vendute a prezzo di mercato e con il ricavato potrebbero esserne costruite altre più grandi e moderne e funzionali per i detenuti meno pericolosi o comunque per quelli in custodia cautelare si può pensare all'uso di numerosissime caserme dismesse la cui struttura è compatibile con i requisiti di sicurezza e di controllo di una prigione, con costi di adattamento ai tempi di esecuzione assai inferiori a quelli richiesti per la loro costruzione.

In tal senso è anche prevista la possibilità di concepire un commissario straordinario ad hoc per realizzare questo piano

Veniamo un altro punto molto importante la discrezionalità dell'azione penale e il ruolo del pubblico ministero e la separazione delle carriere.

Con il novellato art. 111 della costituzione il legislatore ha inteso consacrare almeno parzialmente i principi del rito anglosassone caratterizzato dalla pubblicità, oralità e immediatezza che avevano ispirato alla fine degli anni 80 il codice Vassalli, ma questo recepimento è stato così parziale da essere ancora minato da alcune contraddizioni insanabili.

Nell'ordinamento anglosassone e la discrezionalità dell'azione penale è vincolata a criteri oggettivi e il district attorney è tenuto a rispettare in base al concreto allarme sociale suscitato dai differenti reati e dalle probabilità di successo dell'indagine, la sequenza, la priorità di questa indagine.

In Italia al contrario l'obbligatorietà è stata mantenuta ed esprime il dovere del magistrato di procedere ogni qualvolta venga a conoscenza di un reato garantendo, si dice, l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Di fatto si è convertita in un'intollerabile arbitrio. Nella gestione di migliaia di fascicoli il pubblico ministero non è in grado per carenza di risorse di occuparsene integralmente e quindi è costretto a una scelta non solo ma può trovare spunti per indagare nei confronti di tutti senza rispondere a nessuno.

Un tale sistema conferisce alle iniziative e talvolta alle ambizioni di alcuni magistrati (per fortuna pochi) un’egemonia resa più incisiva dall'assenza di responsabilità in caso di mala gestione.

Come capo della polizia giudiziaria, il Pm ha infatti una reale autorità esecutiva ma come magistrato gode della garanzia dei giudici e quindi è svincolato da quei controlli che in ogni democrazia accompagnano e limitano l'esercizio di un potere.

Proprio per questo l'esigenza di una separazione vera tra Pm e giudice non sussisteva quarant'anni fa perché l'ordinamento del codice di procedura penale erano differenti.

La polizia giudiziaria svolgeva le indagini con un margine di autonomia e a conclusione le consegnava gli esiti al PM che era il coordinatore degli indagini e colui che garantiva un filtro di giuridicità e di illegittimità per trasmettere al giudice quello che meritava di essere sottoposto al giudizio

Così si giustificava l'appartenenza del Pm e del giudice allo stesso ordine giudiziario.

Con il codice di procedura penale degli anni 80, il cambiamento è stato sostanziale.

Il PM come capo della polizia giudiziaria dirige le indagini e poi le sottopone alla verifica del giudice.

È una parte pubblica a tutti gli effetti ma è pur sempre una parte e quindi non ha senso che appartenga in tutto e per tutto al medesimo ordine del giudice perché svolge un ruolo completamente diverso.

Le modalità di accesso poi alla magistratura continuano a presentare dei profili poco razionali.

La sola verifica ritenuta adeguata per l'ingresso è avere riportato voti sufficienti nelle prove scritte orali senza che nulla attesti la piena attitudine fisio-psichica alla funzione o che valorizzi pregresse esperienze forense. Occorre una revisione dell'insieme e ineludibile col coinvolgimento effettivo delle sedi universitarie degli ordini forensi territoriali e naturalmente degli uffici giudiziari e dell'intera magistratura.

Un progetto ragionevole dovrebbe prevedere l'avvio della pratica forense già negli anni dell'università come accade per la facoltà di medicina.

E ancora la dirigenza degli uffici di giudiziari che avviene essenzialmente sulla base di giudizi di sapienza giuridica che non sempre coincide con l’attitudine manageriale che oggi è richiesta per l'organizzazione e la direzione di strutture complesse.  Sarebbe come se il sovrintendente del teatro della Scala fosse scelto tra i migliori tenori mentre per esempio una persona stonata può essere un'eccellente organizzatore. Anche qui anche qui bisognerà intervenire.

Poi il giudizio disciplinare che per molti aspetti del terreno più significativo per i magistrati perché da esso dipende la progressione in carriera.

La riforma proposta a suo tempo del ministro Castelli individuava il titolare dell'azione disciplinare nel procuratore generale della Cassazione rispetto al quale il ministro della Giustizia svolge un ruolo di ausilio e tipizza in modo minuzioso gli illeciti disciplinari ma si scontra con un nodo problematico, perché l'organo giudicante, la sezione disciplinare del CSM cui componenti togati sono eletti con criteri di appartenenza correntizia ne abbiamo avuto ahimè un dolorosissimo esempio censurato anche da personalità molto più importanti della mia.

E con criteri di appartenenza correntizia da quegli stessi magistrati che poi sono destinatari dell'accertamento

In poche parole i giudici vengono così nominati dai giudicanti.

Aggiungo che trattandosi di un organo costituzionale, auspico una rapida convocazione delle camere per l'elezione dei membri laici che è già stata differita addirittura sine die.  Un organo costituzionale così delicato non può restare sospeso.

Allora un riformato giudizio disciplinare non rappresenta la panacea,  se anzi fosse ridisegnato senza equilibrio rischierebbe di incentivare una sorta di giustizia difensiva come la medicina difensiva in virtù della quale l'operatore sceglie la soluzione che crea lui minori problemi a prescindere dalla soluzione del singolo caso.

Un passaggio di buon senso può essere lo spostamento del giudizio disciplinare del Csm a una Corte disciplinare terza non elettiva e individuata con criteri oggettivi per esempio tra ex presidenti di Cassazione o di altre giurisdizioni o ex giudici costituzionali nominata dal capo dello Stato.

Certamente li saranno potranno esservi delle soluzioni migliori, noi siamo apertissimi al confronto, ma quello che non può essere tollerato è che i giudici siano nominati dagli stessi giudicanti.

Chiusa questa parentesi vorrei orientarmi verso la conclusione con quella che chiamo la paralisi amministrativa. I processi e le sentenze sui vari episodi corruttivi hanno dolorosamente dimostrato l'estensione e l'intensità di questa corruzione, che offende la legalità, umilia la concorrenza, aumenta i costi degli sprechi e si insinua in modo tentacolare persino tra gli organi di controllo che dovrebbero impedirlo e combatterlo.

Ma purtroppo i rimedi si sono presentati spesso inutili o peggiori del male.

Abbiamo avuto un primo aumento di pene poi la creazione di nuovi reati come la concussione per induzione e il traffico di influenze illecite.

Sono due vaghe fattispecie, proteiformi, prive del principio di tassatività. E la legge sulla sospensione delle cariche pubbliche applicata retroattivamente è addirittura una manifesta iniquità, trattandosi quale ne sia la natura di un provvedimento che comunque è afflittivo

l'unica conseguenza è stata che il rischio di essere indagati perché esercita queste cariche è aumentato in modo esponenziale. Esso dipende dalla combinazione della già citata obbligatorietà dell'azione penale con dei reati così generici e onnicomprensivi da autorizzare un'indagine contro qualsiasi sindaco assessore o ministro.

La stragrande maggioranza delle inchieste si conclude con archiviazioni. I procedimenti che giungono alla fine, secondo

le statistiche, sono il 3%.

Orbene più che la prigione, peraltro che non arriverà mai, questi amministratori temono la bagarre mediatica che si concluderà nell'inevitabile richiesta di rimozione temporanea e quindi di estromissione definitiva.

Ecco perché si rifugiano in una prudente inerzia attendista

L'esempio più diffuso riguarda il reato di abuso di atti di ufficio.  Per questo reato sono una percentuale minima rispetto al numero di indagini iniziate ripeto qui le statistiche e riguardano episodi tra l'altro di modestissimo di scarso disvalore che poco o nulla si distingue da quello dell'illecito amministrativo o disciplinare al contrario il concetto di sussidiarietà hai diritto penale giustificherebbe l'abbandono di questa spasmodica improduttiva e dannosa ricerca di tutelare il buon andamento della pubblica amministrazione con la minaccia della pena gli appelli continui e pressanti dei pubblici amministratori e in particolare dei sindaci di diverse parti politiche diverse parti politiche dovrebbero costituire un forte stimolo a rapide conclusioni senza vincoli dogmatici o emotivi fondati essenzialmente sui principi di utilità e di praticità per il reato di traffico di influenze valgono le stesse ragioni la norma difetta di tipicità e tassatività e consente l'inizio di indagini così discrezionali da essere arbitrarie con perniciose invasioni della magistratura nell'amministrazione.

Verso la fine l'amministrazione penitenziaria le prime due visite che questo ministro ha eseguito al di fuori del suo contesto sono state significativamente per dare un esempio soprattutto una indicazione di come lo penso personalmente da come la pensa questo governo a due carceri A Roma scusate e a Napoli.

Quindi questa amministrazione penitenziaria continuerà a essere implementata oltre alla doverosa e costante formazione con l'azione di incremento della dotazione organica portando a termine le le procedure concorsuali già iniziate rammento che nell'arco del quinquennio 21-25 oltre al turnover è stata autorizzata l'assunzione straordinaria di complessive 2800 unità

interverremo in via in maniera incisiva per il miglioramento della qualità della vita del personale in termini di idoneità e vivibilità degli ambienti lavorativi e implementeremo i sistemi di sorveglianza e controllo anche attraverso un ammodernamento tecnologico degli apparati con uno specifico riferimento alla videosorveglianza e a un sistema anti droni senza alcuna indulgenza per violenze o abusi.

Al corpo di polizia penitenziaria va infine il nostro riconoscente saluto per le condizioni in cui opera per le per le aggressioni fisiche e mediatiche che spesso subisce e per lo sforzo continuo di compensare con la buona volontà le carenze che sopraindicato

per i detenuti gli interventi saranno rivolti alla tutela della salute in particolare alle categorie fragili quali i tossicodipendenti le persone con disagio fisico potenziando il coordinamento con le autorità sanitarie locali gli enti locali e le comunità terapeutiche

l'obiettivo primario è di individuare possibilmente fin dall'ingresso le persone con problematiche da dipendenza o con patologia psichiatrica o con rischio di autolesionismo

abbiamo vissuto e stiamo vivendo con grande dolore la sequenza dei suicidi già oggetto di accorata menzione nel discorso della nostra presidente del consiglio alla camera.

Anche per questo il ministero si sta attivando con una pressante energia per limitare i tagli previsti dalla legge di bilancio e per devolvere al cruciale settore penitenziario eventuali residue risorse disponibili

Analoga attenzione sarà rivolta alla tematica dei REMS (Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza) perché all'assenza di un adeguato numero di posti letto consegue in numerose occasioni la presenza in carcere.

Per quanto riguarda la disciplina dell'esecuzione della pena nei confronti dei condannati minorenni sappiamo che c'è un quadro sistematico dell'esecuzione della pena per i minori di età e per i giovani adulti e sono stati introdotti rilevanti modifiche per le misure alternative alla detenzione significativamente ridenominata le misure penali di comunità

l'amministrazione centrale ha guidato tale processo assicurando indicazioni e sostegno ai servizi periferici con l'obiettivo di rafforzare l'assetto delle misure alternative alla detenzione

di innalzare ulteriormente la qualità dell'intervento educativo negli istituti penali per i minorenni

di implementare la collaborazione tra i servizi minorili e tra questi e i servizi socio sanitari territoriali valorizzando e potenziando i modelli di intervento operativo e le positive esperienze che da sempre contraddistinguono la giustizia minorile
Occorre tener conto delle notevolissime incremento di questa devianza minorile anche in termini di gravità dei reati commessi per immaginare le soluzioni più adeguate

Purtroppo assistiamo a un aumento dei reati dei cosiddetti grandi minori spesso nell'ambito della criminalità organizzata. In questo contesto il rigore della pena sarà coniugato alla giustizia riparativa che assume una indubbia valenza sociale e pedagogica in grado di aprire all'interno del procedimento penale un dialogo con i minori autori di reato utilizzando una prospettiva fondata sul confronto e sul dialogo tra l'autore del reato e la vittima,  potenzieremo quindi gli uffici di esecuzione penale esterna.

L'attività internazionale abbiamo intensificato gli sforzi per questa cooperazione la centralità di questo obiettivo è legata al noto carattere transnazionale delle più gravi forme di criminalità e alla conseguente ineludibile necessità di una sempre più efficace cooperazione giudiziaria e di una crescente incidenza della normativa eurounitaria Italia in materia di giustizia penale e civile.

Concluderemo in materia penali i negoziati per l'approntamento del regolamento e della direttiva della per l'approvazione del regolamento della direttiva sull'acquisizione delle prove elettroniche.

Speciali attenzione sarà rivolta alla direttiva in corso di discussione sulla tutela penale dell'ambiente e soprattutto sul sequestro e la confisca di beni di provenienza illecita e sulla lotta alla violenza contro le donne e ai minori.

In ambito civile nella prospettiva di valorizzare l'innovatività e la competitività delle imprese italiane questo è estremamente importante per quanto dicevo all'inizio per quanto riguarda l'incidenza economica sarà perseguito con determinazione in stretto coordinamento con la Presidenza del Consiglio dei ministri e con gli altri ministeri l'obiettivo di assicurare l'entrata in vigore del tribunale unificato dei brevetti secondo la road map prevista a livello europeo.

Saranno inoltre intensificati gli sforzi per ottenere l'assegnazione a Milano della terza sede di divisione centrale del tribunale inizialmente destinata a Londra. Questa esigenza è già stata rappresentata da questo ministro negli incontri avuti con alcuni colleghi in altri paesi in particolare con i guardasigilli francese e tedesco prima a Parigi e la settimana scorsa a Berlino. Questo per noi è una questione estremamente importante perché porterà all'Italia e a Milano un arricchimento sostanziale.

La crisi Ucraina poi impone non solo in ambito europeo ma anche nei rapporti con gli altri attori internazionali che ministero meglio offra un contributo determinante nella cruciale tematica nella lotta contro l'impunità per i crimini commessi nel contesto della guerra di aggressione da parte della Federazione russa contro l'Ucraina. Questo coerentemente con gli orientamenti assunti a livello dell'Unione europea e recentemente con le conclusioni che abbiamo raggiunto nel corso della riunione dei ministri della giustizia dei paesi G7 che si è svolta a Berlino la settimana scorsa.

C’è è stata una assoluta concordia nel ritenere che l'aggressione criminale da parte della Russia nei confronti dell'ucraina debba essere affrontata con coesione con determinazione con omogeneità da tutti i membri del G7. E su questo ci siamo trovati d'accordo e l'Italia ha mezzo del sottoscritto vi ha portato un significativo e inequivoco contributo.

Il ministero quindi sosterrà le azioni necessarie rafforzare gli strumenti di cooperazione giudiziaria internazionale con particolare riferimento alle aree di strategico interesse nazionale. Questo anche nella memoria di Giovanni Falcone di cui abbiamo con la presenza del capo dello Stato poco tempo fa ha scoperto una lapida a Palermo e che è stato come sapete precursore di questo rafforzamento.

Sarà estesa la rete di accordi internazionali che consentono alle autorità giudiziarie italiane di avere a disposizione strumenti efficaci per chiedere e prestare assistenza alle autorità estere nella raccolta di prove e nella consegna di persone indagate o condannate.

Il trasferimento degli stranieri condannati in Italia nei paesi di origine attraverso trattati ad hoc avrà in tal senso una priorità assoluta.

Da ultimo ma non certo per meno importanza sarà programmata una serie di incontri con autorità di paesi stranieri che è già stata avviata con la visita al ministro della Giustizia francese sono avvolti a rafforzare i legami di amicizia e collaborazione oltre a illustrare gli interventi normativi che si intendono attuare e il relativo impatto sulla modernizzazione della competitività dell'Italia

Vorrei terminare con uno degli ostacoli maggiori allo sviluppo del nostro paese finendo da dove ho cominciato cioè all'impatto economico è quello che si chiama potere interdittivo.

Nel nostro paese il potere interdittivo e da molti anni l'unico potere realmente efficace che è durevole a dispetto dei cambiamenti dei governi della maggioranze parlamentari e cioè solidamente radicato nelle istituzioni che sono in grado di bloccare qualsiasi iniziativa anche la più virtuosa in tutti i settori della società.

Il primato di questo potere spetta proprio alla giustizia non solo penale ma civile e amministrativa e non solo con i provvedimenti diretti sequestri sospensive ingiunzioni eccetera ma anche con quelli indiretti attraverso l'autocensura preventiva che molti pubblici ufficiali investiti di importanti cariche e responsabilità si impongono come abbiamo detto a fini cautelativi

La causa principale di questa paralisi risiede nelle nostre leggi, sono troppo numerose per essere conosciute e troppo contraddittorie per essere applicate

Il loro numero è inversamente proporzionale alla loro efficacia e la loro incertezza è sinonimo di disordine di sciatteria di opinabilità e soprattutto di corruzione.

Questo monito ci arriva da un genio romano, non un giurista, ma uno storico: Tacito.

Corruptissima re publica plurimae leges,  ovvero più la Repubblica è corrotta e più sforna legislazione.  L'oscurità delle leggi è aggravata dalla indecisione e dalle incertezze di tanti anni di politica oscillante e ondivaga.

Abbiamo disposizioni severe e attitudini perdoniste, abbiamo una voce grossa e un braccio inerte, una giustizia lunga e il fiato corto, vogliamo intimidire senza reprimere e redimere senza convincere.

La riforma radicale per certi aspetti rivoluzionaria di uno stato liberale si propone di affrancare il cittadino dall'abbraccio soffocante dello Stato, di favorirne l'avvicinamento attraverso una semplificazione dei diritti e dei doveri e per quanto riguarda la giustizia penale attuare il garantismo nella sua duplice funzione che ho già descritto la presunzione di innocenza e la certezza della pena.

In prospettiva l'attuazione piena del codice voluto dal compianto e pluridecorato ministro vassalli richiederà interventi ancora più incisivi compatibili con i principi tipici del sistema accusatorio che ne rendano possibile l'applicazione

Alcuni di questi principi sono già stati qui descritti: obbligatorietà dell'azione penale il ruolo del PM la separazione delle carriere il Csm il reclutamento della valutazione dei magistrati altri lo saranno come l'impugnazione delle sentenze di proscioglimento la distinzione tra giudice e giuria tra sentenza e verdetto l'inserimento degli avvocati nelle magistrature superiori l'uso più pragmatico dei patteggiamenti e il ricorso per Cassazione.

Altri ancora saranno oggetto di riflessione e di compatibilità con la nostra tradizione giuridica e culturale.

Un vasto programma, che richiederà anche modifiche costituzionali.

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